Marco Azzolini – medico chirurgo – oculista
La Tomografia ottica a radiazione coerente (OCT), è un importantissimo esame diagnostico non invasivo che permette di ottenere delle scansioni (immagini in sezione, paragonabili a quelle della TAC o della risonanza magnetica) ad alta risoluzione dei tessuti oculari.
Si tratta di una tecnica di diagnosi per immagini non invasiva, basata sull’interferometria a luce bianca o a bassa coerenza, un fascio laser privo di radiazioni nocive che viene impiegato per analizzare le strutture oculari.
In particolare, viene utilizzato principalmente per lo studio delle patologie corneali, iridee, lenticolari, retiniche e del nervo ottico.
Questa metodica di imaging consente la diagnosi ed il follow-up di numerose patologie, come ad esempio la degenerazione maculare senile , la retinopatia diabetica ed il glaucoma.
E’ inoltre particolarmente utile nei casi di edema maculare di varia origine.
L’OCT e’ un esame indispensabile nella diagnosi preoperatoria e nel follow-up postoperatorio della gran parte delle patologie oculari che necessitano di un intervento chirurgico.
Trattandosi di un esame digitalizzato consente di mettere a confronto gli esami eseguiti nel tempo dal paziente, fornendo delle mappe differenziali.
Infine e’ un esame fondamentale nella diagnosi precoce di alcune patologie: ad esempio, nei pazienti affetti da glaucoma l’OCT e’ in grado di misurare lo spessore delle fibre nervose che circondano il nervo ottico evidenziando, in alcuni casi, una alterazione precoce delle stesse in presenza di un campo visivo normale e questo permette di iniziare tempestivamente una terapia per rallentare la progressione della patologia.
L’esecuzione è semplice e veloce, l’OCT può essere effettuato anche senza la dilatazione della pupilla, previa valutazione da parte dell’operatore medico sanitario, delle caratteristiche oculari e del tipo di patologia che si vuole indagare.
Può essere eseguito in tutti i pazienti in cui si sospetta una patologia corneale, retinica e del nervo ottico eccetto quelli che presentano notevoli opacità dei mezzi diottrici oculari, importanti alterazioni del film lacrimale ed assenza di fissazione.
La topografia corneale a riflessione ottica, analizza la forma e alcune caratteristiche ottiche della cornea; la tomografia corneale è una scansione ad alta risoluzione dell’occhio che misura curvatura, forma e dimensioni di tutte le strutture della sua parte anteriore.
L’utilizzo combinato di queste due tecnologie permette di analizzare curvatura ed elevazione della superficie anteriore e posteriore della cornea, spessore della cornea, profondità della camera anteriore (lo spazio compreso tra cornea e iride) e angolo irido-corneale (la struttura che drena i liquidi nell’occhio).
Viene utilizzata per studiare le anomalie della cornea tra cui il cheratocono e le alterazioni corneali indotte dall’uso di lenti a contatto.
Permette di diagnosticare precocemente forme di ectasia corneale e di cheratocono sospetto o scarsamente evoluto.
Il confronto dei dati raccolti in più esami successivi consente di studiare l’evoluzione delle patologie.
Consente inoltre di identificare numerosi fattori di rischio per l’insorgenza di glaucoma, misurare il diametro pupillare in differenti condizioni di luce e stabilire indicazioni e controindicazioni a differenti tipi di chirurgia oculare.
La tomografia corneale è un esame non invasivo e privo di rischi; non necessita di dilatazione della pupilla; se necessario, viene eseguito durante la visita oculistica.
La pachimetria corneale è un esame che consente di misurare lo spessore della cornea.
La conoscenza dello spessore corneale permette di definire l’affidabilità della misurazione della pressione oculare: in presenza di cornee sottili la pressione oculare (se misurata con il sistema tradizionale ad applanazione) risulta sottostimata e viceversa.
L’esame viene effettuato anche quale strumento per valutare alcune patologie della cornea, come il cheratocono (mappa pachimetrica), l’edema corneale.
La pachimetria corneale è inoltre uno degli esami preliminari fondamentali nella chirurgia refrattiva e corneale.
Ci sono diverse tecniche di esame: la pachimetria ottica, mediante Scheimpflug Camera o OCT, e la pachimetria ad ultrasuoni: questa prevede il contatto di una piccola sonda con l’occhio e prevede l’instillazione di un collirio anestetico; viene eseguita nei rari casi in cui non siano affidabili le prime due tecniche.
Non è una misurazione dolorosa da eseguire in quanto viene effettuata, nel caso del pachimetro ultrasonico, previa instillazione di collirio anestetico. Questo accorgimento serve ad evitare la sensazione di dolore e fastidio mentre si sfiora con una piccola sonda la superficie corneale.
Nel caso del pachimetro ottico si tratta di un esame non invasivo in quanto non c’è alcun contatto con la superficie oculare.
La pachimetria corneale viene routinariamente eseguita durante la visita oculistica.
Si definisce pupilla l’orifizio circolare nero situato al centro dell’iride attraverso cui penetra la luce nell’occhio.
La caratteristica delle pupille, che nella norma hanno uguale ampiezza nei due occhi, è quella di dilatarsi o restringersi a seconda delle condizioni di luce: quando infatti si è in presenza di poca luce l’occhio fa fatica a catturarla per cui la pupilla, grazie all’apparato muscolare dell’iride, si allarga per cercare di captarne il più possibile.
Quando invece si è in presenza di troppa luce, per evitare un abbagliamento, le pupille si restringono.
Nel caso un paziente debba sottoporsi ad un intervento di chirurgia refrattiva per la cura di miopia, ipermetropia o astigmatismo o vi sia la necessità di rimuovere la cataratta, è fondamentale che esegua prima dell’intervento una pupillometria.
Questo esame, volto a misurare il diametro della pupilla e la sua risposta agli stimoli luminosi, è infatti necessario al chirurgo per valutare l’idoneità della pupilla del paziente al trattamento ed evitare eventuali fastidi post-operatori come gli aloni notturni e i fenomeni di abbagliamento.
La pupillometria si esegue con uno specifico apparecchio chiamato pupillometro, dotato di una telecamera ad infrarossi che rileva il diametro pupillare nelle diverse condizioni di luce.Del tutto indolore, rapida (circa 20 secondi per occhio) e assolutamente non invasiva, la pupillometria non necessita alcuna preparazione o utilizzo di colliri.
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Questa serie di esami, della durata di circa 15 minuti, prevede l’instillazione di colliri e consente di impostare una terapia mirata volta ad alleviare i sintomi ed in alcuni casi a risolvere la malattia da occhio secco. La terapia prevede steps successivi e può comprendere: